Cosa si può dire di una giovane donna, appena ventiquattrenne, morta tra atroci sofferenze?
Cosa si può dire se questa donna trascorse gli ultimi nove anni di vita nella stretta clausura di un monastero, rinunciando a tutte quelle cose che per molti sono le sole ragioni di vita?
Per la logica del mondo Teresa Martin, spirata alle 19,20 del 30 settembre 1897 nel Carmelo di Lisieux, è una perdente, una creatura da compiangere, morta giovane senza aver conosciuto" le delizie" della vita, morta su un pagliericcio che le faceva da letto, dopo aver abbandonato l'agiata casa paterna dove era nata e dove nulla dei beni terreni le poteva mancare.
Ciò che per chi non crede è dolore per il credente è gioia e promessa di gioie più grandi.
Ciò che per il non credente ( e per tanti sedicenti credenti) è vita, risulta morte e morte eterna nella logica e nella giustizia divina.
Quinta figlia di Zelia Guarin e Luigi Martin, Teresa Francesca Maria nacque il 2 gennaio 1873, ad Alecon, in Francia, in una tranquilla e benestante famiglia della borghesia di provincia; il padre era orologiaio, la madre merlettaia, entrambe i genitori, oggi Beati, in gioventù avevano desiderato abbracciare la vita religiosa, trovando però nella vita coniugale alla quale Dio li aveva destinati, la loro vocazione alla santità .
L'infanzia di Teresa fu segnata dal terribile dolore della morte della madre, consumata da un male incurabile quando la piccola aveva appena quattro anni.
Il dolore del distacco dalla figura materna tornò prepotentemente a ripetersi nella vita della bambina.
Teresa, a nove anni subì il distacco dalla sorella Paolina, da lei scelta come seconda madre, la giovane lasciò la casa paterna per seguire la sua vocazione religiosa, entrando nel monastero delle Carmelitane di Lisieux, paese dove, nel frattempo, si era trasferita la famiglia; poco tempo dopo anche la sorella Maria, lasciava la famiglia per abbracciare la vita religiosa nel Carmelo.
Quel Dio che sembrava volerle togliere i suoi più cari affetti terreni, era comunque l'oggetto di un amore e di una fiducia incrollabile da parte di Teresa, nata e cresciuta in una famiglia realmente cristiana, capace di educare a seguire il Vangelo più con l'esempio che con le parole.
Nel 1883 Teresa si ammalò gravemente, probabilmente di una malattia psicosomatica,
frutto delle sofferenze e delle forti emozioni che avevano già scosso la sua giovane vita; giunta in punto di morte venne miracolosamente guarita dalla B.Vergine delle Vittorie.
Nel maggio 1884 ricevette la Prima Comunione, vissuta come una forte esperienza di Grazia e di unione con Dio, intensificata dall'ammissione al sacramento della Cresima, ricevuta il 14 giugno dello stesso anno.
L'amore per Dio, il vivo desiderio di salvare le anime per Lui, divennero i sentimenti
imperanti nell'anima della ragazzina, che avvertiva sempre più distintamente la voce del suo Signore che la chiamava alla donazione di sé nella vita religiosa.
Per Teresa, come per Paolo, non vi era più che Cristo e Cristo Crocifisso.
Il desiderio della giovane di abbracciare la vita religiosa non va confuso con il desiderio di ritrovare in monastero le sue sorelle maggiori monacatesi, Teresa sapeva bene che dentro il monastero le relazioni non potevano più avere il medesimo carattere di quelle intrattenute nel mondo, anche qualora si ritrovassero tra quelle mura, familiari o parenti.
Teresa voleva entrare in monastero solo per amare e donare la sua vita a quel Dio che per lei, come per ogni altra anima, aveva donato la sua.
La decisione di abbracciare la vita religiosa non fu ostacolata dal religiosissimo genitore , tuttavia era di ostacolo la giovanissima età della ragazza, non era infatti possibile che una quattordicenne venisse accettata in monastero.
La chiamata divina era così pressante che la ragazzina arrivò a gettarsi ai piedi del Papa, chiedendo il suo consenso per l'anticipata ammissione al monastero, creando con il suo gesto, non poco sbigottimento e persino scandalo tra i pellegrini francesi con i quali aveva intrapreso un viaggio-pellegrinaggio in Italia che culminava con l'udienza da Papa Leone XIII.
Pur senza lo sperato intervento papale, le monache carmelitane di Lisieux accettarono ,infine, le pressanti richieste della giovanissima aspirante, ed ottenuto il permesso vescovile, Teresa Martin varcò la soglia della clausura appena quindicenne, il 9 aprile 1888, venendo ammessa alla Vestizione il 10 gennaio 1889 ed alla Professione Religiosa l'8 settembre 1890, divenendo suor Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo, nome che sintetizzava tutto il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, fattosi uomo per morire in croce.
Teresa, seppure quindicenne al momento dell'ingresso in monastero, possedeva già una solida maturità spirituale, frutto dell'educazione ricevuta e del cammino spirituale che aveva intrapreso seppur giovanissima, conducendola in breve ad una intima comunione con Dio.
Entrata tra le Carmelitane Scalze il suo ardente desiderio di vivere la Parola di Dio e giungere alla perfezione nella Carità fu guidato da Madre Genoveffa, fondatrice del Carmelo di Lisieux, che seppe orientarla a quel cammino spirituale di fedeltà nelle piccole cose e confidenza in Dio che poi diverranno i pilastri della " Piccola Via".
I primi anni della tanto sospirata vita monastica furono anni di dura prova per Teresa che, oltre ad adattarsi al tipo di vita claustrale ed alle sue rigide discipline, visse dalla clausura il dolore della lenta agonia dell' amato padre che, assistito dalle figlie Leonia e Celine, si spense il 29 giugno 1894.
Nel dolore della perdita paterna, Teresa seppe bere l'amaro calice dell'altrui cattiveria, infatti non poche " anime pie" la accusarono di aver provocato, con il suo ingresso in monastero , la malattia mentale e la morte del padre.
Dopo tanta amarezza ricevette la gioia di poter accogliere nel monastero l'amata sorella Celine, la sua compagna di giochi, che rispondeva anch'essa alla chiamata divina, donando la vita al Signore. Grazie alla passione per la fotografia di Celine Martin, oggi si possono ammirare le foto che ritraggono Teresa nel Carmelo di Lisieux.
Dal 1893 alla giovane monaca era stato affidato l'ufficio di Maestra delle Novizie, ufficio che la mise in condizione di comunicare alle aspiranti monache il suo cammino di perfezione fatto del non aspirare a cose grandi ed impossibili, ma nel trasformare anche le più piccole azioni in atti di amore offerti a Dio, " Dio si compiace dei piccoli" soleva ripetere, ed il riconoscimento della propria piccolezza e delle svuotamento di sé era il primo passo del cammino intrapreso da Teresa e comunicato alle giovani che si avviavano alla vita religiosa.
Desiderosa di servire Dio in ogni mansione, anche quelle che la clausura e il suo essere donna le precludevano, comprese che vi era un mezzo capace di distrugge ogni difficoltà o barriera e trasportare nel cuore stesso del Mistero Cristiano: la Carità.
Il suo desiderio era divenuto il comunicare a tutto il mondo che il centro della vita Cristiana è la Carità, senza la quale non si muovono le altre membra della Chiesa, avvertì che era proprio questo il fine della sua vita, con S.Paolo comprese che che senza questo motore si spegnerebbe la Chiesa, di conseguenza amare, vivere d'amore, iniettava linfa vitale a tutte le membra del Corpo Mistico di Cristo, rendendola partecipe della salvezza delle anime, delle conversioni, delle vocazioni, delle predicazioni, della missione, così potè esclamare:
" NEL CUORE DELLA CHIESA MIA MADRE, IO SARO' L'AMORE COSI' SARO' TUTTO!".
Teresa comprendendo il primato della Carità quale motore della Chiesa, aveva compreso e fatto suo uno dei Misteri fondamentali del credente, la PATERNITA' di DIO, in un'epoca in cui la fede e la devozione era intrisa di Giansenismo, e si tendeva ancora a presentare la Maestà Divina pronta a scagliare i suoi dardi sull'umanità peccatrice, lei aveva accolto in pieno il messaggio evangelico,
rilevando il dono divino della Misericordia, verso i piccoli ed i peccatori, come centro della dinamica della carità tra Dio e l'uomo.
Tale consapevolezza la portò ad offrirsi vittima alla Divina Misericordia, per la salvezza delle anime.
Teresa, che durante la sua breve vita non aveva mai avuto dubbi su quella fede alla quale era stata educata sin dalla tenerissima infanzia, non riusciva realmente a comprendere che vi fossero uomini che erano privi di tale dono, nel suo immenso amore per Dio e per il prossimo, voleva "SEDERSI ALLA TAVOLA DEI PECCATORI", voleva soffrire la disperazione e la solitudine di chi è privo di Dio, per salvare quelle anime e ricondurle all'Amore del Padre.
Dio esaudì prestissimo l'ardente desiderio di questa sua giovanissima sposa, la notte del Venerdì Santo del 1896, Teresa ebbe la sua prima emottisi, segno di quel " mal sottile" , all'epoca tanto diffuso, che aveva già cominciato a minare il suo fisico.
Comprese subito che il Signore, ancora una volta, stava per esaudire il suo desiderio di immolarsi con Lui per le anime, tuttavia la strada del Cielo e dei beni eterni che Teresa aveva sempre agognato e quasi già posseduto nel vivere la sua fede, si oscurò improvvisamente.
Dio e Teresa si erano sempre parlati e capiti perfettamente, Teresa non desiderava andare in Cielo ancora così giovane, per godersi il meritato riposo nella beatitudine eterna; quando si era offerta all'Amore Misericordioso, era arrivata ad esclamare che avrebbe desiderato andare all'inferno, "luogo" dell'assoluta assenza di Dio, perchè Egli fosse stato amato anche in quella tenebra; nel momento in cui iniziava il cammino finale della sua breve vita, quelle tenebre sembravano che fossero giunte a lei, avvolgendola e privandola della consolante certezza dell'esistenza beata dopo questa vita.
Chi conosce gli scritti di un altro grande mistico Carmelitano, Dottore della Chiesa, S.Giovanni della Croce, non proverà stupore leggendo la terribile prova spirituale nella quale si ritrovò immersa la giovane monaca; la Notte Oscura dell'anima, magistralmente cantata dal santo spagnolo, era ciò che stava vivendo la piccola monaca di Lisieux.
La purificazione passiva di un'anima è compito solamente divino, Teresa si ritrovò dinnanzi alla morte, credendo ed amando Dio, ma senza più la consolante certezza del Paradiso che l'attendeva.
La battaglia spirituale nella quale Dio l'aveva immersa, servì a Teresa per offrire questo vero supplizio per le anime dei non credenti, tormentata nel corpo e nell'anima, sedeva, come aveva desiderato, alla tavola dei peccatori, mangiando il pane del loro reale non credere, per farsi loro sorella nella salvezza.
Scriveva Teresa a P.Maurizio Belliere, missionario di cui era divenuta " sorella spirituale" una frase che racchiudeva la sua ferma volontà di credere anche se priva della consolazione del credere: " Io non muoio, io entro nella vita".
Credere senza più alcuna consolazione di fede ed amare quel Dio che sembrava volerle negare anche una minima tregua nell' ultima battaglia spirituale, consumarono la piccola Teresa, che si spense dopo una lunga e sofferta agonia pronunciando le parole: " Mio Dio vi amo. Io l'amo!", la brevissima estasi degli istanti precedenti al trapasso, trasfigurarono le sembianze della monaca, donandole da morta una bellezza celestiale non posseduta in vita.
I diari che Teresa aveva scritto in monastero per precisa imposizione delle sue dirette superiore, vennero fatti pubblicare un anno dopo la sua morte per far conoscere ai fedeli la vita di una claustrale che nella semplicità e nel nascondimento, aveva donato la sua vita a Dio ed al prossimo; probabilmente neppure le monache di Lisieux avrebbero potuto immaginare quale " uragano di gloria" si sarebbe scatenato attorno a suor Teresa di Gesù Bambino.
Nel solo primo anno dalla pubblicazione vennero vendute circa un milione di copie del libro intitolato " Storia di un'anima".
Beatificata nel 1923, Papa Pio XI canonizzò Teresa di Lisieux il 17 maggio 1925, e due anni dopo, la proclamò Patrona universale delle Missioni unitamente a S.Francesco Saverio.
Nel centenario della morte Papa Giovanni Paolo II ha proclamato la giovane santa carmelitana, Dottore della Chiesa, indicando nella " Piccola Via" di fiducia e filiale abbandono a Dio, la strada maestra della salvezza annunciata dal Vangelo.
Cosa si può dire se questa donna trascorse gli ultimi nove anni di vita nella stretta clausura di un monastero, rinunciando a tutte quelle cose che per molti sono le sole ragioni di vita?
Per la logica del mondo Teresa Martin, spirata alle 19,20 del 30 settembre 1897 nel Carmelo di Lisieux, è una perdente, una creatura da compiangere, morta giovane senza aver conosciuto" le delizie" della vita, morta su un pagliericcio che le faceva da letto, dopo aver abbandonato l'agiata casa paterna dove era nata e dove nulla dei beni terreni le poteva mancare.
Ciò che per chi non crede è dolore per il credente è gioia e promessa di gioie più grandi.
Ciò che per il non credente ( e per tanti sedicenti credenti) è vita, risulta morte e morte eterna nella logica e nella giustizia divina.
Quinta figlia di Zelia Guarin e Luigi Martin, Teresa Francesca Maria nacque il 2 gennaio 1873, ad Alecon, in Francia, in una tranquilla e benestante famiglia della borghesia di provincia; il padre era orologiaio, la madre merlettaia, entrambe i genitori, oggi Beati, in gioventù avevano desiderato abbracciare la vita religiosa, trovando però nella vita coniugale alla quale Dio li aveva destinati, la loro vocazione alla santità .
L'infanzia di Teresa fu segnata dal terribile dolore della morte della madre, consumata da un male incurabile quando la piccola aveva appena quattro anni.
Il dolore del distacco dalla figura materna tornò prepotentemente a ripetersi nella vita della bambina.
Teresa, a nove anni subì il distacco dalla sorella Paolina, da lei scelta come seconda madre, la giovane lasciò la casa paterna per seguire la sua vocazione religiosa, entrando nel monastero delle Carmelitane di Lisieux, paese dove, nel frattempo, si era trasferita la famiglia; poco tempo dopo anche la sorella Maria, lasciava la famiglia per abbracciare la vita religiosa nel Carmelo.
Quel Dio che sembrava volerle togliere i suoi più cari affetti terreni, era comunque l'oggetto di un amore e di una fiducia incrollabile da parte di Teresa, nata e cresciuta in una famiglia realmente cristiana, capace di educare a seguire il Vangelo più con l'esempio che con le parole.
Nel 1883 Teresa si ammalò gravemente, probabilmente di una malattia psicosomatica,
frutto delle sofferenze e delle forti emozioni che avevano già scosso la sua giovane vita; giunta in punto di morte venne miracolosamente guarita dalla B.Vergine delle Vittorie.
Nel maggio 1884 ricevette la Prima Comunione, vissuta come una forte esperienza di Grazia e di unione con Dio, intensificata dall'ammissione al sacramento della Cresima, ricevuta il 14 giugno dello stesso anno.
L'amore per Dio, il vivo desiderio di salvare le anime per Lui, divennero i sentimenti
imperanti nell'anima della ragazzina, che avvertiva sempre più distintamente la voce del suo Signore che la chiamava alla donazione di sé nella vita religiosa.
Per Teresa, come per Paolo, non vi era più che Cristo e Cristo Crocifisso.
Il desiderio della giovane di abbracciare la vita religiosa non va confuso con il desiderio di ritrovare in monastero le sue sorelle maggiori monacatesi, Teresa sapeva bene che dentro il monastero le relazioni non potevano più avere il medesimo carattere di quelle intrattenute nel mondo, anche qualora si ritrovassero tra quelle mura, familiari o parenti.
Teresa voleva entrare in monastero solo per amare e donare la sua vita a quel Dio che per lei, come per ogni altra anima, aveva donato la sua.
La decisione di abbracciare la vita religiosa non fu ostacolata dal religiosissimo genitore , tuttavia era di ostacolo la giovanissima età della ragazza, non era infatti possibile che una quattordicenne venisse accettata in monastero.
La chiamata divina era così pressante che la ragazzina arrivò a gettarsi ai piedi del Papa, chiedendo il suo consenso per l'anticipata ammissione al monastero, creando con il suo gesto, non poco sbigottimento e persino scandalo tra i pellegrini francesi con i quali aveva intrapreso un viaggio-pellegrinaggio in Italia che culminava con l'udienza da Papa Leone XIII.
Pur senza lo sperato intervento papale, le monache carmelitane di Lisieux accettarono ,infine, le pressanti richieste della giovanissima aspirante, ed ottenuto il permesso vescovile, Teresa Martin varcò la soglia della clausura appena quindicenne, il 9 aprile 1888, venendo ammessa alla Vestizione il 10 gennaio 1889 ed alla Professione Religiosa l'8 settembre 1890, divenendo suor Teresa del Bambin Gesù e del Volto Santo, nome che sintetizzava tutto il mistero dell'Incarnazione del Figlio di Dio, fattosi uomo per morire in croce.
Teresa, seppure quindicenne al momento dell'ingresso in monastero, possedeva già una solida maturità spirituale, frutto dell'educazione ricevuta e del cammino spirituale che aveva intrapreso seppur giovanissima, conducendola in breve ad una intima comunione con Dio.
Entrata tra le Carmelitane Scalze il suo ardente desiderio di vivere la Parola di Dio e giungere alla perfezione nella Carità fu guidato da Madre Genoveffa, fondatrice del Carmelo di Lisieux, che seppe orientarla a quel cammino spirituale di fedeltà nelle piccole cose e confidenza in Dio che poi diverranno i pilastri della " Piccola Via".
I primi anni della tanto sospirata vita monastica furono anni di dura prova per Teresa che, oltre ad adattarsi al tipo di vita claustrale ed alle sue rigide discipline, visse dalla clausura il dolore della lenta agonia dell' amato padre che, assistito dalle figlie Leonia e Celine, si spense il 29 giugno 1894.
Nel dolore della perdita paterna, Teresa seppe bere l'amaro calice dell'altrui cattiveria, infatti non poche " anime pie" la accusarono di aver provocato, con il suo ingresso in monastero , la malattia mentale e la morte del padre.
Dopo tanta amarezza ricevette la gioia di poter accogliere nel monastero l'amata sorella Celine, la sua compagna di giochi, che rispondeva anch'essa alla chiamata divina, donando la vita al Signore. Grazie alla passione per la fotografia di Celine Martin, oggi si possono ammirare le foto che ritraggono Teresa nel Carmelo di Lisieux.
Dal 1893 alla giovane monaca era stato affidato l'ufficio di Maestra delle Novizie, ufficio che la mise in condizione di comunicare alle aspiranti monache il suo cammino di perfezione fatto del non aspirare a cose grandi ed impossibili, ma nel trasformare anche le più piccole azioni in atti di amore offerti a Dio, " Dio si compiace dei piccoli" soleva ripetere, ed il riconoscimento della propria piccolezza e delle svuotamento di sé era il primo passo del cammino intrapreso da Teresa e comunicato alle giovani che si avviavano alla vita religiosa.
Desiderosa di servire Dio in ogni mansione, anche quelle che la clausura e il suo essere donna le precludevano, comprese che vi era un mezzo capace di distrugge ogni difficoltà o barriera e trasportare nel cuore stesso del Mistero Cristiano: la Carità.
Il suo desiderio era divenuto il comunicare a tutto il mondo che il centro della vita Cristiana è la Carità, senza la quale non si muovono le altre membra della Chiesa, avvertì che era proprio questo il fine della sua vita, con S.Paolo comprese che che senza questo motore si spegnerebbe la Chiesa, di conseguenza amare, vivere d'amore, iniettava linfa vitale a tutte le membra del Corpo Mistico di Cristo, rendendola partecipe della salvezza delle anime, delle conversioni, delle vocazioni, delle predicazioni, della missione, così potè esclamare:
" NEL CUORE DELLA CHIESA MIA MADRE, IO SARO' L'AMORE COSI' SARO' TUTTO!".
Teresa comprendendo il primato della Carità quale motore della Chiesa, aveva compreso e fatto suo uno dei Misteri fondamentali del credente, la PATERNITA' di DIO, in un'epoca in cui la fede e la devozione era intrisa di Giansenismo, e si tendeva ancora a presentare la Maestà Divina pronta a scagliare i suoi dardi sull'umanità peccatrice, lei aveva accolto in pieno il messaggio evangelico,
rilevando il dono divino della Misericordia, verso i piccoli ed i peccatori, come centro della dinamica della carità tra Dio e l'uomo.
Tale consapevolezza la portò ad offrirsi vittima alla Divina Misericordia, per la salvezza delle anime.
Teresa, che durante la sua breve vita non aveva mai avuto dubbi su quella fede alla quale era stata educata sin dalla tenerissima infanzia, non riusciva realmente a comprendere che vi fossero uomini che erano privi di tale dono, nel suo immenso amore per Dio e per il prossimo, voleva "SEDERSI ALLA TAVOLA DEI PECCATORI", voleva soffrire la disperazione e la solitudine di chi è privo di Dio, per salvare quelle anime e ricondurle all'Amore del Padre.
Dio esaudì prestissimo l'ardente desiderio di questa sua giovanissima sposa, la notte del Venerdì Santo del 1896, Teresa ebbe la sua prima emottisi, segno di quel " mal sottile" , all'epoca tanto diffuso, che aveva già cominciato a minare il suo fisico.
Comprese subito che il Signore, ancora una volta, stava per esaudire il suo desiderio di immolarsi con Lui per le anime, tuttavia la strada del Cielo e dei beni eterni che Teresa aveva sempre agognato e quasi già posseduto nel vivere la sua fede, si oscurò improvvisamente.
Dio e Teresa si erano sempre parlati e capiti perfettamente, Teresa non desiderava andare in Cielo ancora così giovane, per godersi il meritato riposo nella beatitudine eterna; quando si era offerta all'Amore Misericordioso, era arrivata ad esclamare che avrebbe desiderato andare all'inferno, "luogo" dell'assoluta assenza di Dio, perchè Egli fosse stato amato anche in quella tenebra; nel momento in cui iniziava il cammino finale della sua breve vita, quelle tenebre sembravano che fossero giunte a lei, avvolgendola e privandola della consolante certezza dell'esistenza beata dopo questa vita.
Chi conosce gli scritti di un altro grande mistico Carmelitano, Dottore della Chiesa, S.Giovanni della Croce, non proverà stupore leggendo la terribile prova spirituale nella quale si ritrovò immersa la giovane monaca; la Notte Oscura dell'anima, magistralmente cantata dal santo spagnolo, era ciò che stava vivendo la piccola monaca di Lisieux.
La purificazione passiva di un'anima è compito solamente divino, Teresa si ritrovò dinnanzi alla morte, credendo ed amando Dio, ma senza più la consolante certezza del Paradiso che l'attendeva.
La battaglia spirituale nella quale Dio l'aveva immersa, servì a Teresa per offrire questo vero supplizio per le anime dei non credenti, tormentata nel corpo e nell'anima, sedeva, come aveva desiderato, alla tavola dei peccatori, mangiando il pane del loro reale non credere, per farsi loro sorella nella salvezza.
Scriveva Teresa a P.Maurizio Belliere, missionario di cui era divenuta " sorella spirituale" una frase che racchiudeva la sua ferma volontà di credere anche se priva della consolazione del credere: " Io non muoio, io entro nella vita".
Credere senza più alcuna consolazione di fede ed amare quel Dio che sembrava volerle negare anche una minima tregua nell' ultima battaglia spirituale, consumarono la piccola Teresa, che si spense dopo una lunga e sofferta agonia pronunciando le parole: " Mio Dio vi amo. Io l'amo!", la brevissima estasi degli istanti precedenti al trapasso, trasfigurarono le sembianze della monaca, donandole da morta una bellezza celestiale non posseduta in vita.
I diari che Teresa aveva scritto in monastero per precisa imposizione delle sue dirette superiore, vennero fatti pubblicare un anno dopo la sua morte per far conoscere ai fedeli la vita di una claustrale che nella semplicità e nel nascondimento, aveva donato la sua vita a Dio ed al prossimo; probabilmente neppure le monache di Lisieux avrebbero potuto immaginare quale " uragano di gloria" si sarebbe scatenato attorno a suor Teresa di Gesù Bambino.
Nel solo primo anno dalla pubblicazione vennero vendute circa un milione di copie del libro intitolato " Storia di un'anima".
Beatificata nel 1923, Papa Pio XI canonizzò Teresa di Lisieux il 17 maggio 1925, e due anni dopo, la proclamò Patrona universale delle Missioni unitamente a S.Francesco Saverio.
Nel centenario della morte Papa Giovanni Paolo II ha proclamato la giovane santa carmelitana, Dottore della Chiesa, indicando nella " Piccola Via" di fiducia e filiale abbandono a Dio, la strada maestra della salvezza annunciata dal Vangelo.
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